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Telefono: 338 2053418 - 328 7144465Email: info@lafisioclinica.itOrario di apertura: 08:00-19:30

Alla luce delle nuove disposizioni del DPCM del 10.03.2020, e del comunicato di ieri del nostro ordine TRSM , per tutela dei nostri pazienti in primis ma anche di tutto il nostro staff, nonostante tutte le accortezze e i dispositivi medici chirurgici di cui ci siamo dotati, siamo costretti a svolgere solo interventi di urgenza almeno fino al 25.03.2020.
Quindi restiamo come di consueto a disposizione per queste urgenze e per delle consulenze sui nostri canali social, via mail, via telefono o via Skype.
Consapevoli e speranzosi che se ognuno farà la sua parte, ne usciremo più forti di prima.
#andràtuttobene


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‼️AVVISO IMPORTANTE‼️

In questo momento particolare è fondamentale che tutti facciano la loro parte per riuscire a contenere l’epidemia attraverso alcune semplici regole.

📜 Il POLIAMBULATORIO RIMARRÀ APERTO, ma in ottemperanza alle disposizioni ministeriali in merito all’emergenza Covid-19 verranno prese le seguenti precauzioni per garantire il massimo della sicurezza e lo svolgimento dei trattamenti in sicurezza e tranquillità.

⚠️ 🗣Si prega chi avesse sintomi influenzali come raffreddore/mal di gola/tosse/febbre, di avvisare prima del trattamento, in modo da poter rimandare l’appuntamento.

⚠️🏥 La cura per la disinfezione del POLIAMBULATORIO è massima, come lo è sempre stata: telini copri-lettino monouso e disinfezione di superfici maggiormente a contatto (lettino e materiale per esercizi) prima e dopo di ogni seduta.

⚠️💧Nei locali dello studio (Bagni, sala d’aspetto ambulatori specialistici) è stato messo a disposizione gel igienizzante: i pazienti saranno invitati ad utilizzarlo prima e dopo ogni visita.

➡️ nelle immagini allegate trovate le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità sul corretto utilizzo della soluzione alcolica disinfettante

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🚨È IMPORTANTE che tutti collaborino, per quanto concerne i propri ambiti professionali, le proprie competenze e le proprie conoscenze.

 Il PANICO è deleterio tanto quanto l’IGNORANZA, e per combattere questi due estremi serve INFORMAZIONE.

Informazione giusta, corretta, da persone qualificate e non da pseudo-virologi improvvisati nei social.

❗️❗️A tal fine, per trovare risposte alle proprie domande, suggeriamo di visualizzare periodicamente:

➡️la pagina del Ministero della Salute a questo indirizzo: https://bit.ly/2Qbd46P

➡️la pagina sulle FAQ : https://bit.ly/2xbP6kW


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Si è svolto a Bologna nelle giornate di sabato e domenica 9 e 10 novembre il congresso nazionale GTM (Gruppo terapia Manuale) dove il Dott.Mattia Bonfatti ha presentato una relazione sul trattamento riabilitativo di caviglia in esito di distorsione. Un evento di grande spessore scientifico con al quale hanno partecipato anche la Dott.ssa Laura Cavazza e il Dott.Mattia Sgarbi


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Definiamo “infortunio correlato alla corsa” un qualsiasi dolore muscoloscheletrico che insorga durante o dopo tale attività agli arti inferiori, e che causi un’interruzione o una limitazione nella corsa per almeno sette giorni, tre sessioni di allenamento consecutive o il consulto di un medico o un altro professionista della salute1, 2.

La corsa libera è una delle attività più praticate al mondo per diversi motivi: costa poco, è molto facile da implementare, aiuta ad avere uno stile di vita sano, permette di controllare il peso corporeo e riduce il rischio di patologie cardiovascolari3. Tuttavia, si associa a un rischio maggiore di lesioni da uso eccessivo (overuse injury) i cui tassi di incidenza sono compresi tra il 18,2% e il 92,4%3.

La Revisione Sistematica di Loper et al (2012)3 indica come, con quasi il 23%, la tendinopatia rotulea sia la lesione con il più alto tasso di incidenza, mentre quella con il tasso di prevalenza maggiore sia la fascite plantare (17.5%). In ordine decrescente di frequenza invece ci sono la sindrome da stress tibiale mediale, la tendinopatia achillea, la fascite plantare.

Quindi, quando arriva dal professionista sanitario il corridore infortunato, le prime cose che chiede sono: Posso correre? Che cosa ho? Perché mi è venuto? Quando posso ricominciare?

Attraverso un ‘analisi della corsa e dei fattori di rischio comprese le calzature utilizzate su definirà il programma di recupero specifico da parte professionista esperto Nella quasi totalità dei casi si parla più generalmente di patologia aspecifica della corsa. L’infortunio da sovraccarico avviene quando, appunto, i carichi di lavoro applicati alle strutture corporee sono superiori alle capacità di carico di queste, iniziando una fase detta reattiva in cui è fondamentale controllare le alterazioni e i carichi di lavoro4. Se poi ci si continua ad allenare nonostante questi segnali di allarme, non si dà modo di riparare e recuperare ai tessuti corporei, instaurando situazioni croniche e degenerative, tipica condizione delle tendinopatie5.

La risposta a tutte le domande è rivolgersi ai nostri professionisti formati in maniera specifica sugli infortuni nella corsa che possano aiutare  il paziente a individuare e correggere le problematiche articolari, muscolari o di gestualità che portano al sovraccarico e che indichino i giusti carichi di lavoro all’atleta per poter allenarsi in tranquillità.

 

1) Descriptors used to define running-related musculoskeletal injury: a systematic review.

Yamato TP, Saragiotto BT, Hespanhol Junior LC, Yeung SS, Lopes AD.

J Orthop Sports Phys Ther. 2015 May;45(5):366-74.

 

2) A consensus definition of running-related injury in recreational runners: a modified Delphi approach.

Yamato TP, Saragiotto BT, Lopes AD.

J Orthop Sports Phys Ther. 2015 May;45(5):375-80.

3) What are the main running-related musculoskeletal injuries? A Systematic Review.

Lopes AD, Hespanhol Júnior LC, Yeung SS, Costa LO.

Sports Med. 2012 Oct 1;42(10):891-905.

 

4) The pathophysiology of patellofemoral pain: a tissue homeostasis perspective.

Dye SF.

Clin Orthop Relat Res. 2005 Jul;(436):100-10.

 

5) Is tendon pathology a continuum? A pathology model to explain the clinical presentation of load-induced tendinopathy.

Cook JL, Purdam CR.

Br J Sports Med. 2009 Jun;43(6):409-16.

 

 


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Si è svolto presso La Cantina a Medolla giovedì 6 giugno l’incontro organizzato dal circolo Merighi con il tema della gestione del mal di schiena, problema che affligge tante persone e che in taluni può cronicizzare se non trattato tempestivamente e con le opportune metodiche, residuando vere e proprie disabilità . I relatori della serata sono stati il Dott.Mattia Bonfatti , fisioterapista e docente Universitario presso l’Ateneo di Genova, la Dott.ssa Laura Cavazza fisioterapista e La Dott.ssa Oriana Bosi  Fisiatra e per anni riferimento presso il reparto di Medicina Riabilitativa dell’Ospedale di Mirandola. Tutti questi professionisti collaborano all’interno del Poliambulatorio la Fisioclinica a Mirandola. Durante la serata sono stati trattati temi come l’inquadramento dei diversi tipi di lombalgia e la gestione delle presentazioni cliniche secondo gli ultimi ritrovati della ricerca scientifica.


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Muoversi sempre e comunque

L’osteoartrosi è una patologia degenerativa articolare molto diffusa, il cui primo sintomo è rappresentato dall’erosione della cartilagine. Tra i fattori di rischio che concorrono alla possibile comparsa della patologia sono compresi l’obesità, la funzione muscolare (è risaputo che con il passare degli anni la massa muscolare tende a diminuire1), patologie metaboliche e i traumi muscoloscheletrici. Le articolazioni più colpite sono anca, ginocchia, piedi, mani e rachide2 (colonna vertebrale). È una patologia molto disabilitante ma spesso il sintomo dolore non è proporzionale al danno articolare e infatti la parola disabilità comprende non solo i sintomi e le menomazioni strutturali, ma l’influenza che questi hanno sulle attività e la vita sociale degli individui3. L’incidenza aumenta con l’età e sfavorisce di più il sesso femminile2.

Il discorso logico che ne consegue nel paziente che soffre di questa patologia è che se l’articolazione è degenerata, muoversi non faccia bene e aggravi la situazione. In base alle articolazioni sopracitate si è portati a ritenere che le attività più limitate risultino essere la deambulazione e la manipolazione e così il gioco è fatto. Purtroppo le cose non stanno assolutamente in questo modo!!!

I sintomi principali, dolore e rigidità, inducono il soggetto a non muoversi e questo, oltre ad incidere sulla decadenza muscolare, limita le attività svolte e la partecipazione a compiti sociali dei soggetti, producendo un circolo vizioso che deve essere interrotto a tutti i costi3.

Da una parte spesso la progressione dell’artrosi non è correlata all’aumento dei sintomi4, dall’altra può comportare una progressione molto lenta2 e i soggetti con una muscolatura più forte hanno una percezione più bassa del dolore. Contro quello che si può pensare è quindi importantissimo continuare l’esercizio terapeutico e l’attività fisica nei soggetti anziani1 e con osteoartrosi, a cui ovviamente non è concesso tutto: anche le attività che sembrano irrecuperabili possono ridare soddisfazioni inattese. Insomma, le strategie sono tante e i risultati possono essere ottimi se ci si rivolge ad un professionista ad hoc, che con l’aiuto della Terapia Manuale e Strumentale, può aiutare il paziente a riappropriarsi di uno stile di vita attivo e soddisfacente.

 

 

  1. Mckendry J, Breen L, Shad BJ, Greig CA. Muscle morphology and performance in master athletes: a systematic review and meta-analyses. Ageing Res Rev. 2018 Aug; 45:62-82.
  2. Litwic A, Edwards MHDennison EMCooper C. Epidemiologyand burden of osteoarthritis. Br Med Bull. 2013, 105:185-99.
  3. Jette AMKeysor JJ. Disability Models: Implications for Arthritis Exercise and Physical Activity Interventions. Arthritis2003 Feb 15; 49(1):114-20.
  4. Dieppe PA, Cushnaghan J, Shepstone L. The Bristol ‘OA500’ study: progression of osteoarthritis (OA) over 3 years and the re- lationship between clinical and radiographic changes at the knee joint. Osteoarthritis Cartilage. 1997 Mar; 5(2):87-97.

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Dolore alla Spalla- Riabilitazione Ortopedica

Il dolore di spalla è una condizione molto comune nella popolazione generale tanto da arrivare al 16% delle consulenze ambulatoriali dei fisioterapisti che si occupano di riabilitazione ortopedica. Spesso il dolore può insorgere in seguito ad uno sforzo importante ma talvolta anche in assenza di esso, tanto da lasciare il paziente sorpreso e quindi preoccupato.

Le bioimmagini che spesso vengono prescritte come l’ecografia sono molto utili nei casi in cui si ha una lesione tendinea completa come nel caso della cuffia dei rotatori mentre nella maggior parte dei casi non sono utili specie se fatte entro le prime 6 settimane dall’insorgere del dolore in quanto non risultano indispensabili per il professionista nella stesura del progetto riabilitativo come del resto consigliano le numerose linee guida presenti in letteratura che curano l’argomento.

Inoltre va specificato che non sempre il grado del danno rilevabile con esami strumentali è proporzionale alla sintomatologia dolorosa anzi a volte reperi diagnostico-strumentali come calcificazioni, dismogenicità del tendine piuttosto che infiltrazioni adipose possono essere presenti anche in persone asintomatiche.

Quindi cosa può fare il paziente e a chi si deve rivolgere?

Dal punto di vista terapeutico le infiltrazioni possono essere d’aiuto specialmente nella gestione del dolore a breve termine, ma da sole non bastano in quanto va recuperato il movimento corretto della spalla che spesso si è ridotto. Quindi il fisioterapista dopo aver fatto una diagnosi funzionale e aver rilevato la problematica tramite un mix di metodiche manuali, strumentali ed esercizi terapeutici.

Parallelamente all’ortopedico riportano il paziente alla scomparsa del dolore e al ripristino della funzionalità con l’obiettivo di tornare allo sport preferito e/o all’attività lavorativa in breve tempo.
Da non fare? Il riposo assoluto è sconsigliato, anzi secondo recenti studi provocherebbe un aumento dei sintomi.


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Sabato 6 ottobre inaugura la FisioClinica, ti aspettiamo per festeggiare insieme e per farti conoscere tutti i nostri servizi. La festa inizierà alle ore 16,00.
Siamo a Mirandola in via Agnini 61/A, la nostra porta d’ingresso è a fianco del negozio Scarpa Mondo

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Con la ripresa della scuola molti genitori (oltre il 90%) si preoccupa per lo zaino troppo pesante o la postura sbagliata al banco.

E’ ormai riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale che la sedentarietà è il vero nemico numero uno per un fisico in crescita e purtroppo una abitudine largamente diffusa tra bambini e ragazzi. La prima regola infatti per salvaguardare la schiena di bambini e ragazzi è permettere loro ed incentivarli a muoversi tanto:raggiungere la scuola a piedi o in bicicletta, se il tragitto è breve, giocare e correre durante l’intervallo, alzarsi dal banco durante il cambio d’ora e fare sport.
Nasce quindi l’interrogativo su quale sia lo sport più adatto ai ragazzi che presentano mal di schiena (dalla letteratura un adolescente su due ha avuto un episodio di lombalgia) o vere e proprie patologie della colonna vertebrale.

La risposta, dicono le linee guida internazionali, è la più semplice: quello che piace di più al bambino/ragazzo con la posologia di 1 ora al giorno. Questo infetti garantisce che venga praticato con costanza, e oltre al benessere del nostro corpo contribuisce al benessere relazionale e psicologico. Altro aspetto all’attenziona dei genitori è il banco o la scrivania e la postura che di conseguenza i ragazzi assumono in posizione seduta.

Ci sono poche e semplici regole da adottare per mantenere una postura corretta da seduti:

  1. il piano ideale per chi studia dovrebbe essere inclinato (per esempio con un leggio o come erano i vecchi banchi di scuola)
  2. schiena e glutei vanno appoggiati allo schienale con il collo e la testa allineati alla colonna
  3. rimane la regola fondamentale di interrompere il mantenimento prolungato della stessa posizione: possiamo consentire ai ragazzi di studiare cambiando spesso posizione (seduti, sul letto, mentre camminano…)

Anche per lo zaino le indicazioni delle linee guida ci consigliano:

  1. il peso dello zaino non deve superare il 10-15% del peso corporeo del ragazzo, evitare quindi di aggiungere cose superflue
  2. le dimensioni dello zaino devono essere proporzionate al quelle del ragazzo
  3. cercare di riempire lo zaino in altezza e non in larghezza cercando di usare il meno possibile quelle cerniere che lo rendono più ampio

 


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Il dolore è un prodotto del nostro cervello, un output che può essere fortemente influenzato dai nostri comportamenti, credenze e abitudini.
Questo risente dell’importanza che il soggetto ne dà all’interno della propria vita.

Esempio: un soggetto particolarmente sensibile è a rischio di dolore cronico, è quella persona che si ascolta in continuazione e smette di muoversi per paura di fare dei danni oppure si ritiene troppo vecchio per poter gestire la sua sintomatologia. Inoltre, tanto più il corpo sperimenta la condizione dolorosa e tanto più si sensibilizzerà ad essa, provocando un abbassamento della soglia ed un relativo aumento della percezione dolorosa.

Anche gli stati d’ansia relativi alla propria condizione possono aumentare la sintomatologia .Va sottolineato poi che né l’invecchiamento né le eventuali anomali anatomiche riscontrabili negli esami strumantali siano direttamente correlate con la sintomatologia.

Il vostro fisioterapista sarà ben lieto di illustrarvi tutti i meccanismi che regolano il dolore in modo tale da darvi uno strumento per poterlo gestire e sconfiggere.


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